Vico Equense
Vico Equense è il primo paese della Penisola sorrentina che si scorge venendo dalla città. Vico Equense, in provincia di Napoli, si abbarbica su una rupe calcarea che scende dritta nel golfo, in un tratto che va da Scrajo, luogo di sorgenti termali, a Punta Scutolo.
Il nome Vico deriverebbe da Vici (piccoli villaggi sulle strade principali) e divenne poi Vicus Aequensis dal nome del borgo principale, denominato Borgo dei Cavalieri. Nel 1301 Carlo d'Angiò fece costruire qui un castello che, tre secoli dopo, venne ristrutturato dal conte Girolamo Giusso, da cui prende il nome di Castello Giusso.
Circondato da colline verdeggianti e rupi assolate, quello di Vico è il territorio più esteso della Penisola. La campagna che risale fino al Monte Faito, infatti, comprende una serie di piccoli borghi, stesi tra agrumeti, viti ed olivi. Sono i cosiddetti Casali, sorti come rifugio degli abitanti di queste zone, che oggi offrono la possibilità di piacevoli escursioni. Attraverso un'unica strada, via Raffaele Bosco, è possibile raggiungere la maggior parte di essi: San Salvatore, Massaquano, Moiano, Santa Maria del Castello, Ticciano, Preazzano, Arola, Fornacelle, Pacognano, Seiano. Passando per le strade costiere si incontrano, invece, Montechiaro e Santa Maria del Toro.
L’impianto urbano di Vico è ancora quello romano, anche se la cittadina attuale risale al XIV secolo, quando Carlo II d’Angiò fondò il nuovo borgo murato, come testimoniano alcune vestigia, tra cui i portali e le finestre nel centro storico.
A quest’epoca risale la Cattedrale gotica, sul mare, che guarda verso la Marina di Aequa, dove numerosi sono gli stabilimenti balneari e le strutture turistiche.
Le principali strade del paese confluiscono a Piazza Umberto I. In fondo all’omonimo corso è la Chiesa dei SS. Ciro e Giovanni patroni di Vico, realizzata in forme tardo-barocche nel 1715. La strada parallela al corso, via San Ciro conduce al Museo Mineralogico Campano, in cui sono conservati quasi 5000 fossili e minerali provenienti da tutto il mondo.
Da provare e da “gustare” è un tour tra le masserie, alla scoperta dei sapori della penisola sorrentina. Gli agrumi di queste terre, infatti, sono celebrati nei liquori al limone e al mandarino, mentre per gli appassionati della pizza c'è la possibilità di non rimpiangere la città di Napoli: basta farsi accompagnare nel locale dove hanno inventato la pizza a metro e misurare con i centimetri la voglia del piatto più famoso della Campania ed esportato in tutto il mondo.
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